In queste giornate di fine agosto, che ha visto molti incollati alla TV e altrettanti sui social ad animare le tifoserie dei partiti impegnati a trovare una maggioranza parlamentare a sostegno del prossimo governo, provo a condividere alcune considerazioni che nascono da esperienze già attive e funzionanti.
Lo faccio, come sempre, perché credo che il ruolo degli amministratori locali sia quello di perseguire o mutuare buone pratiche, per trovare soluzioni a problemi reali e non di rappresentanza.
Ma occorre partire dai numeri. Nei giorni scorsi il Sole 24 Ore ha evidenziato come 10 milioni di italiani non hanno lavoro o almeno non sufficiente, 5 milioni di posti di lavoro potrebbero essere a rischio per l’impatto delle nuove tecnologie, il 35% dei giovani non ha lavoro e il 25% di loro non studiano né lavorano.
Pochi dati chiari che ci indicano un percorso che diventa anche una necessità per le nostre aziende che oggi hanno bisogno di manodopera qualificata per affrontare la sfida della competitività, che necessariamente passa anche dalla formazione e operatività del personale da assumere.
E allora senza inventarci nulla vediamo se una qualche opportunità è già presente nel nostro territorio.
Guardiamo ad esempio all’esperienza degli ITS Istituti Tecnici Superiori che rappresentano una eccellenza di scuola terziaria, una scelta in più per dare forma al futuro dei giovani.
Mutuati da esperienze europee, gli ITS sono un canale di istruzione post diploma che integra istruzione, formazione e lavoro. Si tratta di “scuole speciali di tecnologia” che formano tecnici superiori nelle aree tecnologiche strategiche per lo sviluppo economico e la competitività e sono costituite da scuole, enti locali e di formazione, imprese, università e centri di ricerca.
La Provincia di Padova è stata la prima a costituire in Italia l’ITS sull’efficienza energetica e le nuove tecnologie in bioedilizia.
Una specie di “piccolo politecnico” con un’offerta formativa specializzata su un particolare settore merceologico, un’alta percentuale di preparazione in aziende e un’attività didattica improntata a lavori di progettazione, simulazione di casi, laboratori per formare un “supertecnico”.
Ma la Provincia di Padova è socio fondatore anche degli ITS dedicati alle nuove tecnologie per il Made in Italy nel comparto meccatronico e nel comparto moda calzatura. E’ un modo per progredire, cioè studiare restando all’interno del mondo del lavoro e non più al di fuori.
Per questo i profili professionali che escono dagli ITS trovano facilmente occupazione, come l’hanno già dimostrato precedenti esperienze che hanno ottenuto un tasso di occupazione che va oltre il 90%.
Occorre investire di più negli ITS, per affiancarli e integrarli ai percorsi universitari, raddoppiare il numero di studenti e ridurre il gap da Germania e Francia, che hanno rispettivamente 800mila e 530mila studenti frequentanti, mentre noi ci fermiamo a 12mila.
Gli ITS devono vedere la partecipazione attiva del mondo del lavoro, devono nascere dove c’è una reale domanda di professionalità, devono calarsi nella dimensione economica e sociale di un territorio, entrare in una filiera formativa, lavorativa e dell’istruzione. Questo percorso può dare una capacità e un vantaggio competitivo per trovare un posto di lavoro.
Nelle prossime settimane la Provincia di Padova ha in programma un piano di divulgazione di questi Istituti, per far conoscere da un lato agli studenti e alle famiglie questa opportunità e dall’altro per incentivare le aziende ad aprire le proprie attività ad una co-progettazione che consenta agli studenti di passare dall’aula all’apprendistato.
Credo che questo sia il modo migliore per sostenere il successo formativo dei nostri giovani, per valorizzare i loro talenti e per premiare le loro eccellenze.
Solo sviluppando una grande capacità di progettazione e di innovazione sapremo rispondere alle sfide che vengono poste a noi e al mondo della scuola.
Fabio Bui
Presidente della Provincia di Padova