Il presidente della Provincia di Padova Fabio Bui ha partecipato alle iniziative organizzate dal Comune di Vo’ Euganeo per la “Giornata della Memoria” dedicata alla Shoah. Il luogo ospita infatti Villa Contarini Giovanelli Venier. Il presidente Bui ha così ricordato come in questo posto furono scritti “I destini di tanti nostri concittadini. Gente che viveva e lavorava nei nostri Comuni, persone come noi che, ad un certo punto e tramite la semplice approvazione di alcune leggi, furono improvvisamente “marchiati” di una “colpa”: essere di religione ebraica. Fu così che Anna Zevi, giovane di 30 anni originaria di Este e gravemente malata, uscì da quella porta condannata a morire ad Auschwitz. Poi Sara, Sara Gesses, di sei anni, figlia di un ebreo di origini russe con un negozio di valige a Padova. Per due volte tentò di fuggire da qui, la terza fu caricata nei convogli e morì nelle camere a gas l’8 agosto del 1944. In tutto, erano in 47 che il 17 luglio 1944 partirono da Vo’ e arrivarono al campo di sterminio polacco. Ne sopravvissero solo tre: Bruna Namias, Ester Hammer, Sylva Sabbadini. Proprio Sylva, ritornata nel 2003 per la prima volta in questi luoghi grazie a un’iniziativa della Provincia di Padova e del Comune di Vigodarzere,  pronunciò una testimonianza che vale la pena ripetere sempre: spesso mi chiedono se è stato davvero così, come si vede nei film o nei documentari. Io rispondo che è stato ancora peggio. Nessuna immagine, nemmeno le mie parole possono rendere anche solo l’idea o una vaga sensazione di quanto tragici siano stati quei giorni”.
“Siamo qui – ha aggiunto il presidente Bui - per questo. Per commemorare, per ricordare, ma soprattutto per capire. Abbiamo tutti l’immensa responsabilità storica di spiegare ai giovani come fu possibile, nell’Italia del 1938, promulgare e applicare leggi razziali che mandarono a morte migliaia di cittadini italiani. Un atto che, come recentemente ha scritto la presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane Noemi Di Segni, fa sì che la narrativa della Shoah non possa essere confinata alle responsabilità del solo nazismo, ma anche del fascismo. Non è questione politica, ma di verità storica. Nel bene e nel male, è la storia del nostro Paese e abbiamo il dovere di guardare in faccia alla realtà del nostro passato se vogliamo che non si ripeta.
Ognuno di noi ha il dovere di prendere in mano il testimonial di chi oggi non c’è più e riempire la memoria di storie, di volti, di luoghi, di nomi e cognomi reali. Perché parliamo di persone, di esseri umani, di donne, uomini, bambini e anziani senza colpe. Il ricordo deve guardarci con gli occhi e con il volto dei padovani partiti da Vo’ Vecchio, giunti nelle carceri di Piazza Castello e di via Belzoni a Padova, caricati in un treno piombato alla stazione e portati a morire ad Auschwitz. Come presidente della Provincia di Padova guardo alla lapide di Vo’ pensando che queste persone non trovarono un Giorgio Perlasca a salvare le loro vite.  Ecco perché dobbiamo parlare di tutto ciò ai nostri figli, agli studenti, ai ragazzi insegnando loro che il “Giusto” è colui che ha il coraggio di andare controcorrente e scegliere la via del bene. Sono passati quasi 75 anni da quel luglio del 1944, eppure l’umanità continua ad avvitarsi in pericolosi fenomeni di populismo che non hanno nulla a che fare con la democrazia di chi ha fondato la migliore Europa e la migliore Italia del Dopoguerra. I nostri Comuni stanno vivendo in prima linea l’esodo di persone che fuggono dalla povertà e dalle guerre o che cercano un futuro migliore. Si aprono enormi interrogativi e sfide epocali alle quali, ognuno di noi nel suo piccolo, ha il dovere di imparare dal passato per evitare che tragedie come la Shoah si ripetano”.
Nel dicembre 1943 Villa Venier fu requisita dai repubblichini di Salò e utilizzata come campo di concentramento degli ebrei delle province di Padova e Rovigo: da allora, per circa sette mesi nel campo di Vo' vennero detenute fino ad una settantina di persone, arrestate in ottemperanza alla circolare del 30 novembre 1943 emessa dal Ministro degli Interni della Repubblica di Salò Buffarini Guidi. Il 17 luglio 1944 i quarantasette ebrei allora presenti nel campo vennero prelevati dai tedeschi, incarcerati a Padova, trasferiti poi a Trieste nella risiera di S. Sabba ed infine, stipati in vagoni merci, tradotti nel campo di lavoro e di sterminio di Auschwitz - Birkenau in Polonia. Degli ebrei detenuti a Vo' soltanto tre sopravvivranno: Ester Hammer, Bruna Namias e Sylva Sabbadini. Il 17 luglio del 2001, all'esterno del palazzo, venne collocata una lapide che riporta i nomi dei 47 ebrei qui imprigionati.

27/01/2019