La particolare situazione climatica che si è registrata in primavera, l’inquinamento ambientale e l’impiego non corretto in agricoltura di prodotti fitosanitari sta determinando numeri elevati di moria di api in tutto il territorio padovano. Le ripercussioni sulla produzione di miele, sull’apicoltura e sull’agricoltura in generale sono gravi. I numeri e le iniziative per contrastare la moria di un insetto fondamentale per l’ecosistema ambientale e per il comparto agrario, sono stati presentati dal presidente della Provincia di Padova Fabio Bui, dal consigliere provinciale delegato all’Ambiente Elisa Venturini e dal rappresentante del Servizio veterinario dell’Ulss 6 Stefano Cremasco. Erano presenti anche i rappresentanti delle associazioni di categoria (Confagricoltura, Coldiretti, Cia), degli apicoltori (Apat e A.p.a. Pad.) e Silvia Cappellozza per il Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) – sezione apicoltura-bachicoltura di Padova.
“L’apicoltura sta soffrendo – ha dichiarato il presidente Bui –  e le categorie ci hanno chiesto aiuto perché parliamo di un insetto di valore inestimabile per l’esistenza stessa dell’umanità, per la salute ambientale e per tutto il settore agricolo. Come Provincia ci siamo mossi immediatamente con una serie di iniziative. A maggio è stato costituito un gruppo di lavoro facendo sedere attorno a un unico tavolo i rappresentanti delle categorie degli agricoltori e degli apicoltori. È una forma di collaborazione che in passato esisteva da sempre e che adesso deve tornare più forte di prima perché l’obiettivo è condiviso: il nostro patrimonio apistico va preservato allo scopo di migliorare l’agricoltura, l’ambiente e la salute”.
Le api rappresentano un valore economico per la produzione di miele e non solo, si pensi al polline, alla cera, ai veleni, alla propoli e alla pappa reale. In Europa la produzione del miele vale oltre 1 miliardo di euro all'anno. Solo in Italia si producono 50 varietà diverse con 150 milioni di euro di produzione, mentre è di oltre 2 miliardi di euro il beneficio diretto alla agricoltura per la impollinazione delle piante. Quindi molto di più valgono le api per la loro funzione di insetti pronubi (il valore indiretto dato dalle api alla agricoltura in Europa è pari a 22 miliardi di euro e nel mondo è di oltre 140 miliardi di dollari). Le api impollinano circa 84% delle specie vegetali e il 76% delle specie ad uso alimentare (frutta e verdura). In Italia si stimano tra i 50.000 e i 65.000 apicoltori con un patrimonio che oscilla tra 1.300.000 -1.600.000 alveari, con una produzione di miele stabilizzata nel 2018 a 23.000 tonnellate. L’apicoltura è quindi un settore zootecnico di fondamentale importanza per l'attività agricola e la salvaguardia della biodiversità ambientale. Il comparto sta tuttavia attraversando un momento difficile che si ripete oramai da diversi anni con pochi segnali di ripresa. Le api sono sempre più in difficoltà anche per morie dovute ad avvelenamenti e alla difficoltà di debellare la varroa (un acaro parassita). Quest'anno si stimano perdite economiche pari a 40-50 milioni di euro.
“Le probabili cause delle frequenti morie di api registrate in questa stagione – ha spiegato il consigliere Venturini – vanno ricercate nella particolare situazione climatica primaverile, nell’inquinamento ambientale e nell’esecuzione di trattamenti antiparassitari nelle colture agricole e nelle aree pubbliche e private, a volte effettuati senza la dovuta attenzione. Per questo come Provincia ci siamo anche attivati nei confronti della Regione Veneto affinché ci supporti in questo percorso di sensibilizzazione che parte con un accordo forte tra enti, istituzioni, agricoltori e apicoltori”. 

I numeri

In Veneto ci sono 6.951 apicoltori che gestiscono 11.981 apiari e oltre 100.000 famiglie di api. Nella sola provincia di Padova, gli apicoltori sono 1.274, con 2.071 apiari e gestiscono oltre 16.000 famiglie di api. Nel 2018 le medie produttive del padovano sono state abbastanza soddisfacenti: 
Millefiori primaverile 7,5 kg/alveare 
Acacia 14 kg/alveare con punte negative nei Colli Euganei con medie di 5 Kg
Castagno 11 Kg/ alveare
Tiglio  20-25 kg/alveare
Melata 5-8 kg/alveare
Erba medica 10 kg/alveare
Girasole (ricomparso come raccolto) con 5 kg / alveare
Barena  6 Kg/ alveare
Millefiori estivo   22 Kg/alveare
Ad oggi questi dati sono irripetibili. Il 2019 sta diventando l’anno nero con diverse complicazioni nella gestione delle api, sciamature estreme e raccolti di miele di appena pochi chili per alveare.

Le iniziative 
Un primo passo per affrontare questo problema era stato fatto lo scorso 22 febbraio a Conselve durante il convegno “Agricoltura, apicoltura e ambiente”, banco di prova che ha sancito la rinnovata collaborazione tra apicoltori e agricoltori. Durante la giornata di lavoro era emersa anche la necessità di avviare una serie di attività di formazione e informazione su tutto il territorio, obiettivo raccolto dal tavolo costituito a maggio dalla Provincia. Al primo incontro, le Associazioni degli apicoltori (APAPAD, Associazione Patavina apicoltori in Padova, APAT, apicoltori in Veneto e i rappresentanti degli apicoltori professionisti AAPI) e quelle degli agricoltori (Confagricoltura, CIA e Coldiretti), hanno quindi avanzato alcune proposte strategiche che verranno formalizzate in uno specifico accordo. La volontà degli agricoltori, infatti, è quella di sostenere gli apicoltori nella loro fondamentale attività. 
Il documento prevede l’impegno a:
sensibilizzare gli agricoltori al rispetto delle api, dedicando uno spazio riservato alla tutela degli insetti pronubi durante i corsi di formazione per il rilascio delle autorizzazioni all'impiego dei fitofarmaci;
realizzare un opuscolo tecnico-informativo dove vengono riportate le regole fondamentali da rispettare per la salvaguardia delle api. La pubblicazione sarà poi distribuita agli agricoltori e a tutti gli utilizzatori di antiparassitari, inclusi i Comuni e i cittadini privati;
diffondere nelle aziende agricole informazioni relative alle buone pratiche agronomiche tra le quali la rotazione delle colture oltre alla coltivazione delle cosiddette piante mellifere. Si tratta di un’esperienza già proposta in provincia di Treviso con l’utilizzo di varietà che forniscono nettare alle piante  (facelia, fiordaliso, trifoglio, ecc.) e che possono essere seminate nelle bordure dei campi, lungo gli argini dei fossi, ma anche nelle cosiddette "superfici ecologiche" che le aziende con oltre 15 ettari di seminativi devono riservare per poter avere il contributo della Pac. Le stesse aziende che producono biomasse a fini energetici (es. biogas) stanno sperimentando l'inserimento di una nuova coltivazione perenne (il Danau Silphie) che presenta una lunga fioritura estiva molto utile per alimentare le api in un periodo con scarsità di altri fiori. L'obiettivo è di raggiungere in poco tempo almeno 100 ettari di campi fioriti a servizio delle api e dell'ecologia del territorio. 
promuovere con gli apicoltori degli incontri locali da organizzare in tutta la provincia e destinati ad agricoltori, apicoltori e alla cittadinanza con l’obiettivo di illustrare il progetto e chiedere la collaborazione di tutti;

E’ prevista anche la diffusione di comunicazioni informative rivolte a tutti i Comuni su un uso corretto dei trattamenti antiparassitari per il controllo delle zanzare, possibili vettori di malattie trasmissibili all'uomo. Infine, si cercherà di ottenere anche l’approvazione da parte dei Consigli comunali che aderiranno al progetto, di un ordine del giorno che preveda delle azioni volte a sensibilizzare la cittadinanza ad un uso corretto dei prodotti antiparassitari.

Gli altri enti coinvolti
Il Servizio Veterinario appartiene al Dipartimento di Prevenzione dell’Ulss 6 e ha l'obbligo di tutelare gli animali, insetti compresi, da malattie ed altri inquinanti prodotti dall'uomo. Altro compito che il Servizio Veterinario ha nei confronti del consumatore è il mantenimento delle qualità di salubrità e sanità dei prodotti di origine animale (miele e altri prodotti delle api, del baco da seta e di altri insetti utili all'uomo). Il Dipartimento si occupa anche della prevenzione da un utilizzo scorretto dei fitofarmaci che possono avere delle influenze negative sui prodotti di origine animale. 
La bachicoltura rientra invece tra le pratiche agronomiche utili a ridurre l’utilizzo di pesticidi per l’impatto che hanno non solo sulle api, ma anche rispetto all’allevamento del baco da seta, un’attività che, soprattutto in Veneto, si sta cercando di reintrodurre. Questo insetto ancor più dell’ape, è in grado di svolgere un ruolo di sentinella ed indicare l’eventuale presenza di sostanze chimiche sulle foglie di gelso di cui si nutre. Essendo allevato in ambiente protetto, il baco è infatti sensibile all’esposizione a sostanze chimiche e ai pesticidi mostrando sintomi caratteristici. Non vanno poi dimenticati gli effetti che i trattamenti possono avere sulla popolazione di insetti utili selvatici e, in maniera più generale, su tutto l’ambiente portando alla contaminazione del suolo e delle acque che rappresentano risorse fondamentali per l’agricoltura stessa. 

La creazione e il mantenimento di un ambiente in grado di garantire la buona salute del baco da seta e delle api non devono pertanto essere visti come obbiettivi da perseguire solo per soddisfare alcune attività. Le finalità sono comuni ed orientate alla creazione di produzioni agricole meno impattanti sull’ambiente e più sostenibili per tutti. Sta, quindi, a noi decidere se governare questo cambiamento ora o doverlo attuare in regime di emergenza, quando sarà una necessità e non avremo altre alternative.

04/07/2019