Inaugurata a Palazzo Santo Stefano la mostra “Oggetti Smarriti” dell’artista Riccardo Lazzarini, in arte Errico, un cercatore di tesori, un Indiana Jones della memoria, che crea un viaggio ininterrotto tra presente e passato con l’obiettivo di dare nuova luce a cose perdute.
Al taglio del nastro oltre all’artista Errico, erano presenti Fabio Bui, presidente della Provincia di Padova, Daniele Canella, vicepresidente della Provincia di Padova e sindaco di San Giorgio delle Pertiche, Cristian Bottaro, consigliere provinciale delegato alla Cultura, Eva Lincetto, curatrice della mostra.
“La Provincia di Padova – ha detto Fabio Bui - è lieta di ospitare una mostra che, attraverso l’arte, ripropone temi assolutamente attuali come l’emarginazione, la solitudine dell’uomo, sempre più connesso, ma sempre più isolato, fino allo smaltimento illegale dei rifiuti tossici e all’importanza del rispetto dell’ambiente. E’ mia intenzione valorizzare il più possibile gli artisti locali e soprattutto ospitarli a Palazzo Santo Stefano, per aprire questi luoghi istituzionali creando spazi che stimolino la curiosità, la conoscenza, la fantasia e la creatività”.
L’immaginario ufficio oggetti smarriti di Errico è un luogo della mente in cui l’artista sceglie il suo prossimo protagonista, da far rivivere. Nella storia di ogni oggetto ritroviamo un aspetto della società odierna, della condizione dell’uomo di oggi.
“Abbiamo voluto ospitare questa mostra a Palazzo Santo Stefano – ha detto Daniele Canella - per aprire le porte alla cultura e alla bellezza, per rendere vivo uno spazio da condividere con la cittadinanza attraverso esposizioni ed eventi. Queste opere così originali esposte in un luogo ricco di storia e suggestioni, creano un singolare contrasto, ma stimolano la sensibilità e regalano al visitatore momenti di distensione, profondità e umanità. L’arte è senza dubbio uno dei settori più penalizzati dalla pandemia, per questo oltre all’esposizione a Palazzo Santo Stefano, la mostra proseguirà il suo itinerario a San Giorgio delle Pertiche ed eventualmente in altri Comuni che vorranno ospitarla. L’idea è che non solo Padova possa diventare la capitale della cultura, ma che tutto il territorio possa essere contaminato dall’arte e dalla creatività per costruire una capitale “diffusa”.
Errico è un pittore autodidatta, padovano, che sviluppa la sua passione per il modellismo. Da lì parte l’ispirazione, impara a creare, dipingere e restaurare, ma ben presto le opere prendono vita e diventano profondi messaggi sociali.
“L’arte e la pittura – ha detto Cristian Bottaro - sono espressioni della creatività, sono un linguaggio universale e senza tempo. Viviamo nell’epoca delle immagini digitali e della comunicazione virtuale: tornare a osservare e sognare con dipinti, aiuta a ritrovare l’essenza di ciò che siamo. Inutile dire quanto il ruolo della cultura sia fondamentale per la crescita di un patrimonio umano non soltanto locale ma universale, e quanto una politica di sostegno a queste realtà sia indispensabile per incrementare la ricchezza di una comunità. E’ un tesoro che la collettività deve gelosamente preservare, merita il sostegno e la partecipazione dei cittadini e delle Istituzioni per non cadere nell’inaridimento dello spirito, della creatività, ma anche di alcuni valori fondamentali. L’augurio migliore per questa iniziativa è quello di continuare il proprio cammino di crescita e di ricerca, per far emergere e valorizzare la sensibilità e le discipline creative”.
“Nella storia di ogni oggetto – ha concluso Errico – ritroviamo un aspetto della società odierna, della condizione dell’uomo di oggi. Le persone che guardano i miei quadri non è detto che percepiscano lo stesso messaggio che io abbia voluto esprimere. Credo anzi sia affascinante comprendere come gli “oggetti smarriti” siano un veicolo e una provocazione per far giungere una riflessione, una sollecitazione e un impegno nei confronti di alcuni temi sociali che vanno affrontati. Uno per tutti il Magic Bus, per antonomasia il monumento alla ricerca volontaria della solitudine, alla quale siamo stati costretti dal periodo di pandemia. L’isolamento e il distanziamento non sono stati certo una scelta, ma un’imposizione, per questo un invito a riflettere sulla condizione dell’uomo sempre più connesso, ma in fondo sempre più isolato”.
La mostra resterà aperta a Palazzo Santo Stefano sabato 12 marzo dalle 15 alle 18 e domenica 13 marzo dalle 10 alle 13.
La mostra proseguirà con l’esposizione delle opere nel Municipio di San Giorgio delle Pertiche dal 19 marzo
Ingresso libero con green pass rafforzato
BIOGRAFIA ERRICO
Errico è un pittore autodidatta. Nasce a Padova nell’estate del 1978. Vive la sua infanzia negli anni 80 ed è allora che sviluppa la sua passione per il modellismo statico e dinamico, ereditata dal padre. Papà Alessandro lo stimola all’uso delle mani, attraverso il suo esempio impara a creare, dipingere, restaurare. L’attrazione per gli oggetti iconici come auto o navi, per la loro storia, per le emozioni da essi suscitate e per le geometrie che creano, lo porta presto alla scoperta della prospettiva e del carboncino. In questa modo fa sue le tecniche della sfumatura e della profondità che riscopre solo molti anni dopo. Negli anni successivi Errico sperimenta. Fa esperienza di tecniche semplici (tempere, acquerelli, vernici spray), ma al contempo utili a capire il percorso che poi intraprenderà. I soggetti che imprime sulla tela, in una prima fase, sono porzioni di chiese da colori caldi, nelle tonalità dell’ocra, subito dopo impressiona esempi floreali con l’aggiunta di altri toni. Nel periodo subito precedente al 2010 intraprende la via del materico. Il suo studio diventa un laboratorio di esperienze astratte. Errico impasta gesso e tavole di legno con le mani, ne assapora l’odore, ne apprezza le rughe e le crepe. Crea gocciolature complesse e successivamente le arricchisce di colore. Il risultato sono forme a volte violente, a volte delicate, paesaggi quasi lunari modellati dall’impronta delle mani, una tecnica che rende l’esperienza visiva estremamente intima. Il gioco di ombre derivate dalla grande quantità di materiale applicato gli aprono la mente definitivamente a quello che sarà, a breve, il suo futuro. Questo approccio lo rende maturo e consapevole, qualità che riscontriamo nelle sue opere attuali. Gli oggetti che da piccolo costruiva, e che aveva smarrito, vengono da lui recuperati e diventano, oggi, il mezzo comunicativo con il quale intende lasciare al pubblico un messaggio sociale. Dietro ogni oggetto c’è un significato, ogni storia diventa un immaginario fascio di luce, un occhio di bue da puntare su un aspetto del nostro vivere moderno su cui riflettere. Errico ha esposto alla biennale all’ex macello di Padova e presso la galleria Rinascente sempre a Padova. La voglia di far uscire allo scoperto il suo lavoro, di raccontare se stesso e il suo pensiero ad un pubblico più ampio matura grazie all’associazione Momart che gli permette di esporre le sue opere nelle piazze, luoghi che evocano l’aggregazione, la socialità e il confronto, temi oggi a lui sempre più cari.