Il Museo di Storia della Medicina e della Salute (MUSME) di Padova ha aperto al pubblico la mostra “L’anomalia e la norma. La variabilità della vita tra anatomia e biologia”. L’allestimento temporaneo, che rappresenta un unicum nel suo genere, propone ai visitatori un percorso storico dall’antichità ai giorni nostri che analizza il modo in cui la società, la medicina e la biologia hanno affrontato il rapporto tra l’anomalia e la normalità, soffermandosi sulla trasformazione che questi concetti hanno avuto anche in relazione ai progressi della conoscenza scientifica. La mostra che ha l’obiettivo di lanciare un grande messaggio di inclusione e consapevolezza dell’unicità di ogni essere umano sarà visitabile fino al 9 maggio 2025 con ingresso compreso nel biglietto del MUSME.

La mostra è articolata in tre sezioni:
1.    L’anomalo come monstrum: dall’antichità al Medioevo, l’anomalo viene inteso prevalentemente come monstrum: è una manifestazione divina, incompresa dalla medicina (la cura, quindi, è assente) ed esclusa dalla società, segno di malvagità e sventura. Un exhibit interattivo è accostato con alcuni reperti di animali teratologici (animali che presentano delle malformazioni) quali il cranio di un elefante nano e quello di un vitello bicefalo, spiegano le origini di alcuni esseri mitologici, la cui somiglianza formale con alcune gravi patologie, fecero scaturire errate interpretazioni e credenze che alimentarono, ad esempio, il mito dei Ciclopi e delle Sirene. Si prosegue all’interno di una sorta di “Wunderkammer” o “stanza delle meraviglie”, che esponeva - insieme a resti teratologici - fossili, oggetti, collezioni di insetti per puro collezionismo e non allo scopo di studio, come avvenne, invece, in seguito.

2.    L’anomalo come patologia: con l’avanzare delle conoscenze mediche tra Seicento e Novecento, l’anomalo perde i suoi connotati “mostruosi” e assume una concezione più moderna e razionale. Coerentemente con lo sviluppo del sapere medico l’anomalo viene inteso come sintomo di patologia e disfunzione d'organo. L’anomalo concepito come patologico è frutto in particolare degli studi di Giovanni Battista Morgagni (Forlì 1682- Padova 1771) fondatore di una nuova scienza, l’anatomia patologica, a lungo professore all’Università di Padova. Una serie di teche espone preparati anatomici del XIX secolo che rappresentano patologie di schiena, torace e arti inferiori, anomalie acquisite e malformazioni congenite, tra cui un reperto chiave della mostra: il situs inversus, una condizione congenita, non patologica, dove gli organi sono invertiti in modo speculare rispetto alla loro usuale posizione. I preparati anatomici, realizzati con antiche tecniche di conservazione, sono fondamentali per la ricerca storico medica. Questa parte dell’esposizione è stata realizzata con la consulenza della dottoressa Francesca Monza, i reperti sono esposti con il massimo rispetto e seguendo gli standard etici museali internazionali. I contenuti potrebbero comunque non risultare adatti alla sensibilità di tutti i visitatori, per questo il percorso espositivo prevede comunque la possibilità di non visitare questa sezione.

3.    L’anomalo come specchio della normalità: nell’Ottocento, grazie alla Teoria dell’evoluzione di Charles Darwin si evidenzia come alcune anomalie genetiche non patologiche siano state fondamentali per favorire l’evoluzione della specie viventi, creando le condizioni per un migliore adattamento all’ambiente. Oggi le anomalie, ad eccezione di quelle identificabili come patologiche, che vanno curate in maniera personalizzata, sono indici di diversificazione che testimoniano la singolarità di ogni essere umano, unico e irripetibile a livello fisico e psicologico. Un exhibit interattivo inviterà il visitatore a riflettere sul suo personale concetto di normalità, puntando a scardinare pregiudizi sociali e culturali, lanciando il messaggio che, in fondo, l’anomalia è la norma.

07/11/2024